Economia & Fisco

Carta del docente 2025: confermata riduzione dell’importo massimo, l’estensione ai precari costo eccessivo per lo Stato

Come ampiamente anticipato nei mesi scorsi, la riduzione di fondi disponibili per la scuola comporta una riduzione della Carta del Docente, misura di sostegno all’aggiornamento professionale degli insegnanti che a breve potrebbe addirittura scomparire. A quasi dieci anni dalla sua prima introduzione, la carta del docente abbandona il suo storico importo di 500 euro l’anno per i docenti e viene ridotta parzialmente.

Distrazione di fondi

A partire dall’anno scolastico appena iniziato, per gli aventi diritto l’importo sarà decurtato di circa 75 euro. Non ci sono ancora comunicazioni ufficiali da parte del ministero, ma Flc Cgil anticipa che il totale non andrà oltre i 425 euro l’anno per il 2024-2025 a docente.

Il motivo è il dirottamento di una parte dei fondi alla Scuola di Alta formazione. Serviranno anche per pagare i tutor necessari per percorsi abilitanti. Lo prevede il comma 9 dell’articolo 44 in cui è specificato che a sostegno dell’attività di tutoraggio per la formazione iniziale dei docenti, sono previsti “19 milioni di euro per l’anno 2024 e 50 milioni di euro a decorrere dall’anno 2025, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 123, della legge 13 luglio 2015 n. 107″.

L’estensione ai precari

L’idea iniziale del Governo era stanziare nuovi fondi che avrebbero consentito di mantenere la cifra abituale di 500 euro. Sarebbero serviti 30 milioni per il 2024 e 61 milioni a partire dal 2025. Al momento però di questo nuovo budget non c’è traccia.

Per il Governo la carta docente è diventata particolarmente impegnativa anche alla luce della decisione di estendere il beneficio anche ai supplenti fino al 31 agosto per l’anno scolastico appena concluso con 10 milioni aggiuntivi. Cifra ulteriormente aumentata inseguito a sentenze che hanno riconosciuto il bonus anche ai precari con contratto fino al termine delle lezioni, al 30 giugno.

Una piega presa dalla vicenda che potrebbe portare il Governo a decidere di rimuovere il bonus, diventato una spesa insostenibile vista l’estensione del beneficio a una platea inizialmente non prevista.

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