Scuola

Doppio canale reclutamento docenti: assunzione precari da graduatorie, non ricevono lo stesso trattamento dei colleghi di ruolo

Reintroduzione del doppio canale di reclutamento. Dopo tanti anni in cui la proposta di assumere da Gps e da concorsi (come avviene sul sostegno) è stata una battaglia quasi esclusiva dei sindacati, adesso sembra che anche il ministero sia intenzionato a parlarne con Bruxelles per ottenere maggiore flessibilità nelle assunzioni.

La fase transitoria

Anche perché il piano di immissioni in ruolo che si completerà nel 2026 non sembra essere sufficiente a risolvere il problema del precariato, almeno in tempi brevi. I concorsi scuola, nonostante i due in programma quest’anno e il concorso annuale che verrà attuato a partire dal 2025 quando terminerà la fase transitoria e sarà avviata quella ordinaria, non sembrano unno strumento sufficiente.

Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, ha commentato con fermezza la situazione che vede l’Italia al centro di un’infrazione legata al mancato rispetto delle normative europee in materia di precariato nel settore scolastico.

“La normativa europea è chiara: c’è un’infrazione che riguarda tantissimi precari che non ricevono lo stesso trattamento dei docenti di ruolo. Prevenzione e parità di trattamento sono i punti cardini su cui si fonda l’accusa che viene mossa all’Italia,” ha dichiarato Pacifico. Il riferimento è alle violazioni delle direttive europee che garantiscono pari diritti e opportunità ai lavoratori, a prescindere dalla loro condizione contrattuale.

Assunzione da graduatorie

Pacifico ha poi sottolineato l’urgenza di intervenire per sanare questa situazione: “Per questo noi vogliamo che venga reintrodotto il doppio canale di reclutamento.” Il doppio canale, che prevede sia concorsi pubblici sia l’assunzione dalle graduatorie, viene visto dall’Anief come una soluzione indispensabile per garantire un equilibrio tra la stabilizzazione dei precari e l’accesso di nuovi insegnanti.

L’infrazione europea si basa sul mancato rispetto della parità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato, un principio essenziale che, secondo Pacifico, l’Italia sta trascurando.

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