Scuola

Test medicina 2025 abolizione: riforma bocciata dai rettori universitari, impossibile sostenere 60mila studenti in più

L’abolizione dei Test d’ingresso per la facoltà di Medicina è stata accolta favorevolmente dal mondo studentesco, da anni impegnato in selezioni che spesso frustravano la possibilità di accedere a un corso di laurea molto ambito ma anche molto selettivo. Adesso la riforma dell’accesso a Medicina è realtà, e dal prossimo anno, non sarà più necessario sottoporsi a quiz molto spesso criticati anche nei contenuti per accedere a Medicina.

Riforma impensabile

La riforma è stata definita “un passo storico” dalla Ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ma non tutti sono concorsi nel ritenere questa decisione positiva per il mondo universitario. In particolare dicono ‘no’ alla riforma i rettori. Sostengono che non sia una buona riforma gli appartenenti alla Crui, la Confederazione dei Rettori delle Università Italiane. Secondo i rettori, l’abolizione del numero chiuso comporterà un’inevitabile aumento delle immatricolazioni che rischia di diventare un problema di gestione da parte delle università.

“L’ingresso di 40-60mila candidati in più è semplicemente impensabile”, afferma la Crui in una nota. “Le risorse attuali, già insufficienti per gli attuali 20mila studenti, non possono coprire un aumento così consistente”.

Insomma molti candidati in più potrebbero rappresentare un problema per le università per quel che concerne la qualità della formazione, che potrebbe essere a rischio per gli studenti.

Profonda preoccupazione

Non solo: c’è anche un altro tema sottovalutato, secondo la Crui inerente un possibile effetto a catena non virtuoso sulle altre professioni sanitarie, in particolare sull’infermieristica. Questi corsi potrebbero svuotarsi, andando a complicare un ambito già di per sé carente a livello di personale: “La riforma potrebbe dirottare gli studenti verso Medicina, aggravando la situazione delle altre discipline”, spiega la Confederazione.

La presidente della Crui, Giovanna Iannantuoni, non nasconde la sua “profonda preoccupazione”. “Una matricola oggi significa un medico tra dieci anni”, ha ricordato Iannantuoni. “Con la curva dei pensionamenti in calo, un numero eccessivo di laureati in medicina rischia di creare un surplus di professionisti, mentre mancano gli specialisti in settori cruciali come l’emergenza-urgenza”.

A tutto questo si aggiungono i tagli ai bilanci delle università, che hanno sfiorato il 10% nell’anno in corso. Tutta da definire anche la questione dei finanziamenti per il 2025. Per questo la riforma potrebbe essere ridiscussa nei prossimi mesi prima di essere definitivamente approvata.

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