Scuola

Prossimo concorso scuola 2024: non solo per i precari, è incostituzionale l’esclusione dei docenti di ruolo

Un concorso scuola fa pensare a una platea di partecipanti composta quasi esclusivamente da precari, da docenti che non hanno ancora una cattedra e provano a ottenerla vincendo la procedura. Non sarà così per il prossimo concorso scuola che verrà bandito tra fine ottobre e inizio novembre.

L’esclusione dalla partecipazione

In realtà non è più così da quando la Corte Costituzionale con la sentenza n. 251/2017 ha sancito che non esiste ragione per escludere i docenti di ruolo da una procedura concorsuale che può consentire di ottenere una cattedra migliore di quella di cui già dispongono.

Fino ad allora i docenti di ruolo erano esclusi dalla partecipazione a questo genere di concorsi, ma un ricorso presentato al Tar del Lazio da alcuni di essi ha ribaltato tutto.

Il ricorso presentate al concorso docenti del 2016, sulla base della Legge 107/2015 (la cosiddetta “Buona Scuola”) (l’art. 1, comma 110 della Legge 107/2015 stabiliva che i docenti già assunti a tempo indeterminato nelle scuole statali non potessero partecipare ai concorsi pubblici per titoli ed esami) aveva dato i suoi frutti.

Il tar del Lazio

Da allora anche i docenti precari hanno potuto prendere parte alla procedura prima riservata ai docenti precari e a chi non ha ancora un contratto a tempo indeterminato. Se da un lato si voleva agevolare l’ottenimento di una cattedra per i precari, dall’altro era parso ingiusto precludere la partecipazione ai docenti di ruolo.

La norma contemplava violazione di diversi articoli della Costituzione, secondo il Tar del Lazio che aveva quindi sollevato la cosiddetta questione di legittimità costituzionale. La conseguenza fu che la Corte Costituzionale si pronunciò in merito per dichiarare l‘illegittimità della norma.

Ridurre il precariato non giustifica l’esclusione dei docenti di ruolo. Nella sentenza, la Corte ha stabilito che questa esclusione violava il principio di uguaglianza (art. 3 della Costituzione) e il diritto di tutti i cittadini di accedere ai pubblici uffici in condizioni di parità (art. 51 della Costituzione). La norma sembrava quindi non avere una giustificazione ragionevole. Fermo restando la logica dietro l’obiettivo di ridurre il precariato non si potevano escludere i docenti già assunti. L’obiettivo ultimo doveva infatti essere migliorare l’efficienza dell’amministrazione scolastica.

La competizione ottimizza il risultato

In Italia i concorsi pubblici devono essere basati sul merito, e questo si ottiene consentendo la partecipazione al maggior numero possibile di candidati. L’esclusione dei docenti di ruolo contravviene a questa logica.

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