Supplenze brevi: incarichi a docenti interni e tetto di spesa, la riforma del sistema di assegnazione non convince i sindacati
Troppo alto il costo delle supplenze brevi. Il mondo della scuola si avvia verso una riforma della gestione di questo tipo di incarichi, con il ministero che dà nuove istruzioni ai dirigenti scolastici per far sì che l’assegnazione di queste ore avvenga in maniera diversa. L’obiettivo è a un lato l’ottimizzazione delle risorse, dall’altro la riduzione della spesa.
Attesa di 4 mesi
Una riforma che fa parte anche del tentativo del ministero di risolvere l’annosa questione delle tempistiche relative al pagamento delle supplenze brevi, che richiedono un tempo medio di attesa di 4 mesi a fronte del mese che dovrebbe essere necessario. Tempi che si dilatano ulteriormente in coincidenza con periodi di festività come quello natalizio.
Per risolvere la situazione il Ministero ha presentato ai sindacati la bozza di una circolare chiamata “Misure per il monitoraggio dei contratti per supplenza brevi e saltuarie – indicazioni operative”. Una questione ancora da definire sotto molti aspetto.
Si parte dal dato in base al quale nell’anno scolastico 2023/24 per i docenti risultano stipulati 801 mila contratti, di cui 695mila per sostituzioni di durata inferiore al mese, spesso di pochi giorni, per un valore di 970,129 milioni. Per gli Ata sono stati spesi 269milioni, di cui quasi 141 per sostituzioni durate meno di 30 giorni.
Assegnazione ai docenti interni
Sono spese relative alle supplenze per sostituzioni temporanee, brevi, brevissime ma anche durare di proroga in proroga fino all’ultimo giorno di lezione stabilito dal calendario nazionale.
Il ministero propone ai dirigenti scolastici l’utilizzo di strumenti informatici che sulla base di ALERT avvertirebbero il Dirigente Scolastico del possibile raggiungimento della spesa massima raggiunta. Potrebbero entrare in gioco anche i revisori dei conti e bisognerebbe spingere sula riorganizzazione delle ore assegnando le supplenze brevi, quando possibile, ai docenti interni. Una riforma che i sindacati non sono convinti di accettare, considerato che potrebbe portare i Dirigenti Scolastici a una prudenza che abbasserebbe la spesa a scapito della qualità dell’attività didattica.
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