Concorso docenti 2024: 20 giorni per le domande e almeno 60 giorni di tempo tra la pubblicazione del bando e l’inizio delle prove scritte
Solo venti giorni di tempo per presentare la domanda ma almeno 60 giorni di tempo tra la pubblicazione del bando e l’inizio delle prove scritte. Dovrebbero essere questi i tempi del prossimo concorso scuola Pnrr, bandito probabilmente nel mese di novembre in modo da farlo rientrare nell’ambito della fase transitoria in scadenza a fine anno.
I requisiti in scadenza
Il nuovo concorso, secondo del 2024 e secondo in ambito Pnrr, consentirà il reclutamento di 35mila nuovi insegnanti che verranno assunti nei prossimi mesi. E’ un concorso che consentirà a docenti con determinati requisiti, per l’ultima volta, di accedere a una procedura concorsuale.
Infatti il possesso dei 24 cfu più laurea o il possesso del diploma itp, dal prossimo concorso (dal 2025 il ministero vorrebbe indire un concorso l’anno) non saranno più considerati validi.
E’ un concorso che rappresenta un simbolico anello di congiunzione tra i vecchi concorsi scuole e i nuovi che faranno parte integrante della fase ordinaria, caratterizzata dalla riforma del reclutamento docenti la cui colonna portante saranno i percorsi abilitanti. E infatti già da questo concorso si cominciano a intravedere questi ultimi come requisito di accesso.
Il calendario ufficiale delle prove
In particolare, i posti saranno suddivisi tra:
Scuola dell’infanzia e primaria;
Scuola secondaria di primo e secondo grado, con diverse disponibilità per ciascuna classe di concorso (materie specifiche come lettere, matematica, lingue straniere, scienze, ecc.).
Come detto, a breve verrà pubblicato il nuovo bando di concorso, contenente il calendario ufficiale delle prove. Se il bando rispetterà le tempistiche solite, tra la pubblicazione del bando e l’inizio delle prove scritte dovrebbero passare almeno 60 giorni, cosa che dovrebbe collocare le prove stesse non prima dell’inizio del nuovo anno.
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LA LEGGE OBBLIGA ALLO SCORRIMENTO DEGLI IDONEI DEI CONCORSI PRECEDENTI. MA IL GOVERNO FA FINTA DI NON CAPIRE SOLO PER INTERESSI PERSONALI