Concorso scuola 2024: a rischio le assunzioni di idonei e docenti in attesa di stabilizzazione, rimodulazione dei target per garantire chi ha superato i concorsi 2020 e 2023
Prosegue il dialogo tra sindacati e Commissione europea per cercare di arrivare a un punto di incontro sul tema del precariato in Italia e del reclutamento docenti alla viglia della fine della fase transitoria della riforma e del secondo concorso Pnrr2 del 2024.
I docenti in attesa di stabilizzazione
FLC CGIL e una delegazione della Commissione Europea nei giorni scorsi hanno approfondito il tema delle questioni legate al reclutamento dei docenti nell’ambito del PNRR. Il sindacato ha sottolineato il pericolo che i nuovi concorsi potrebbero comportare per l’assunzione dei docenti idonei e in attesa di stabilizzazione. Ha anche proposto di rimodulare i target assunti e le tempistiche del PNRR, sospendendo ulteriori bandi o limitandoli a specifiche regioni o discipline con graduatorie esaurite.
Un punto centrale dell’intervento è stato l’appello per la stabilizzazione dei precari, sottolineando l’importanza della continuità didattica per garantire la qualità del sistema educativo. La FLC CGIL ha anche denunciato la mancanza di un coordinamento nazionale sui percorsi universitari di abilitazione, criticando fenomeni di commercializzazione dei titoli.
L’assunzione di 70mila docenti
La Commissione Europea, pur ribadendo che il reclutamento è competenza degli Stati membri, ha confermato il suo interesse ad approfondire le problematiche segnalate. Ha ricordato che il PNRR italiano prevede l’assunzione di 70.000 docenti entro il 2026, con un sistema riformato per migliorare la formazione e le qualifiche professionali.
Da parte di Bruxelles c’è preoccupazione, come segnalato più volte al Governo e al ministero dell’istruzione, per l’abuso dei contratti a scadenza, che ha già portato all’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia. Questo abuso, segnalato in numerose denunce, riguarda il ricorso reiterato ai contratti precari e le condizioni discriminatorie nei confronti del personale non stabilizzato.
Le autorità europee si sono dette disponibili a un confronto tecnico per affrontare le criticità sollevate, avviando così un dialogo più approfondito con il sindacato.
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