Scuola

Precari con tre anni di servizio: percorsi abilitanti a numero aperto per compensare le ingiustizie subite, la macchina organizzativa è complessa

Tra i docenti oggetto delle maggiori penalizzazioni dal punto di vista lavorativo, anche in rapporto al loro percorso, ci sono sicuramente i precari con tre anni di servizio, ancora in attesa di un percorso chiaro e accessibile per ottenere l’abilitazione. La riforma del reclutamento docenti, in questo senso, nei loro confronti non ha consentito una risoluzione ancora accettabile.

Le difficoltà organizzative

Una delle proposte emerse in ambito sindacale e accademico riguarda l’idea di percorsi abilitanti a numero aperto, che garantirebbero l’accesso a tutti i docenti con requisiti minimi, eliminando la competizione per i posti limitati e offrendo una soluzione equa e inclusiva. Una possibilità si scontra con le difficoltà pratiche e organizzative del sistema.

L’implementazione di percorsi a numero aperto risulta, ad oggi, poco realistica. Questo perché la gestione dei percorsi abilitanti è già molto complessa con i numeri attuali. Non è semplice la risoluzione di aspetti come riconoscimenti di crediti, organizzazione delle segreterie e disponibilità di aule e docenti. Ecco perché al momento ipotizzare percorsi a numero aperto è difficile, considerata la complessità dell’intera macchina organizzativa.

La mancanza di personale

A ciò si aggiunge la carenza cronica di risorse nelle università italiane, dove la mancanza di personale amministrativo, spazi adeguati e docenti specializzati rendono difficile persino l’avvio di percorsi abilitanti con numeri programmati. La necessità di mantenere alti standard qualitativi nella formazione dei docenti impone limiti strutturali al numero di iscritti.

Molti docenti con anni di servizio si sentono penalizzati da un sistema che, pur riconoscendo la loro esperienza sul campo, non offre i loro percorsi agevolati e accessibili per l’abilitazione. Questo alimenta un senso di frustrazione e una percezione di ingiustizia, soprattutto nei confronti di colleghi con meno anni di esperienza ma che hanno avuto accesso a percorsi abilitanti in periodi più favorevoli.

L’introduzione di percorsi abilitanti a numero aperto richiederebbe un ripensamento radicale del sistema: maggiori investimenti nelle strutture universitarie, assunzione di personale, digitalizzazione delle procedure e una collaborazione più stretta tra università e ministero dell’Istruzione.

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