Tabelle valutazione titoli: illegittimo il calcolo del servizio pre ruolo docenti, cambia il calcolo dell’anzianità
L’ano scolastico si avvia ad archiviare la sua prima parte con l’avvicinarsi delle festività natalizie, ma dicembre resta un mese fondamentale a livello normativo perchè sarà caratterizzato dalla discussione delle nuove regole che avranno a che fare con la mobilità del personale scolastico per il triennio 2025-2028. Tra i punti centrali del dibattito c’è la revisione delle tabelle di valutazione dei titoli, in particolare il calcolo dell’anzianità di servizio pre-ruolo.
Violazione della clausola 4
Una questione delicata portata all’attenzione dalla sentenza C-322/23 della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, secondo cui è da ritenersi illegittimo l’attuale metodo italiano di valutazione del servizio pre-ruolo, giudicandolo discriminatorio nei confronti dei docenti precari rispetto a quelli di ruolo. La Corte ha stabilito che tale sistema viola la clausola 4 della Direttiva 1999/70/CE, che vieta trattamenti meno favorevoli per i lavoratori a tempo determinato rispetto ai colleghi a tempo indeterminato.
Nel contratto di mobilità precedente (2019-2022), prorogato fino al 2024, il servizio pre-ruolo è stato penalizzato nel calcolo dei punteggi: ad esempio, un docente con sei anni di ruolo otteneva 36 punti, mentre per sei anni di servizio pre- il ruolo gli è stato riconosciuto solo 16 punti, con una differenza di ben 20 punti. Questo approccio, ora riconosciuto come illegittimo, si applicava sia alla mobilità d’ufficio che alle graduatorie interne di istituto per l’individuazione dei perdenti posto.
Il dimezzamento dei punteggi
La sentenza europea ha sollevato l’urgenza di adeguare il sistema italiano. Non solo il mancato riconoscimento integrale dell’anzianità pre-ruolo risulta discriminatorio, ma anche il dimezzamento dei punteggi per i primi quattro anni di servizio a tempo determinato e la loro riduzione del 66% per gli anni successivi sono stati ritenuti incompatibili con i principi comunitari .
Con il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (CCNI) per il triennio 2025-2028, sarà necessario modificare le norme attuali. Resta da vedere se verranno accolte le indicazioni della giurisprudenza europea per eliminare le disparità e garantire parità di trattamento tra i docenti di ruolo e quelli con servizio pre-ruolo, ponendo fine a una prassi considerata discriminatoria.
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