Scuola

Corsi Indire sostegno: penalizzato chi ha fatto il Tfa, eccesso di specializzati accentuerà precarietà e disoccupazione, soprattutto al centro-sud

La nuova misura dedicata al sostegno presentata dal Governo nelle ultime ore consentirà un aumento dall’anno scolastico 2025/2026 dell’organico dell’autonomia di 5.000 posti di sostegno, una decisione che va di pari passo con le intenzioni manifestate negli ultimi mesi dal ministero di migliorare la continuità didattica degli alunni con disabilità.

Le nuove assunzioni

Un provvedimento che si aggiunge all’annuncio del ministero di assumere i nuovi specializzati sul sostegno che si formeranno grazie ai nuovi Corsi Indire: in totale altri 30-40 mila docenti entro il 2025 da assumere poi gradualmente in ruolo.

Dal 2025 dovrebbero prendere il via i nuovi percorsi di specializzazione sul sostegno, organizzati da INDIRE, che prevedono l’obbligo di completare almeno 30 CFU entro il 31 dicembre 2025.

Sono percorsi cui potranno prendere parte insegnanti che hanno prestato servizio su posti di sostegno per almeno tre anni scolastici, anche non consecutivi, nei cinque anni precedenti, nelle scuole statali o paritarie, nello stesso grado di istruzione.

Chi rischia con i Corsi Indire

Il Collettivo docenti di sostegno specializzati teme che queste nuove specializzazioni mediante i Corsi Indire possano penalizzare tutti quegli insegnanti già specializzati che da anni attendono la stabilizzazione: “L’attivazione dei percorsi INDIRE – spiegano a Orizzonte Scuola – senza una pianificazione che tenga conto della saturazione delle graduatorie, rischia di penalizzare migliaia di docenti specializzati attraverso il rigoroso percorso del TFA sostegno. Questo approccio mina il principio di legittimo affidamento, danneggiando chi ha investito anni di studio e risorse nella propria formazione, confidando nelle opportunità lavorative promesse. Equiparare percorsi qualitativamente diversi, come TFA e INDIRE, svaluta le competenze acquisite e il lavoro quotidiano svolto con studenti, famiglie e scuole. Inoltre, l’eccesso di specializzati previsto accentuerà precarietà e disoccupazione, soprattutto nelle regioni del centro-sud, aggravando ulteriormente un sistema già in difficoltà”.

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