Scuola

Abilitazione docenti: novità nel secondo ciclo, le 20 ore di formazione non saranno più in presenza ma saranno svolte online su piattaforma Indire

Oltre ad annunciare l’avvio dei percorsi abilitanti docenti relativi al secondo ciclo (ma ci vorranno ancora due mesi circa per l’inizio vero e proprio), dall’incontro tra ministero e sindacati, sono emerse anche alcune novità che caratterizzeranno il secondo ciclo rispetto al primo.

Le differenze con il primo ciclo

Va detto che nel corso dell’informativa tra ministero e sindacati è stata presentata solo una bozza per la formazione iniziale dei docenti, il che vuol dire che potrebbero esserci ancora alcune novità nella versione definitiva. In linea di massima il secondo ciclo dei percorsi abilitanti sarà abbastanza simile al primo ciclo, ma alcune differenze si fanno già notare.

Una delle più importati riguarda sicuramente le 20 ore di formazione. Se prima era necessario completarle in presenza, nel secondo ciclo saranno svolte online su piattaforma Indire.

Come si ripartisce la formazione

La formazione prevede tramite percorsi abilitanti, dunque, si dividerà in questo modo:

50 ore totali di formazione, di cui 6 in presenza.
12 ore di laboratori formativi personalizzabili su “Scuola Futura”, per rispondere alle esigenze dei docenti.
12 ore di peer-to-peer, con osservazione in classe tra tutor e docente in formazione.
20 ore su piattaforma Indire, con contenuti personalizzati.

A questo va aggiunto che tutti i docenti che stanno ancora completando l’anno di prova devono rispettare il requisito dei 180 giorni di servizio, di cui almeno 120 di attività didattica. Fanno parte di questa categoria i neoassunti con contratto a tempo indeterminato, chi ha rimandato l’anno di prova o non lo ha superato, e chi ha ottenuto un passaggio di ruolo.

I 36 cfu

I vincitori di concorso che devono completare i 36 CFU entro il 30 giugno 2025 si trovano in un momento di difficoltà, considerato che al momento le università non hanno ancora attivato i corsi per alcune classi di concorso. La soluzione potrebbe essere rappresentata dalla possibilità di permettere agli atenei accreditati per altre classi di far accedere anche chi fa parte delle classi residuali.

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