Progressione stipendiale docenti precari: Bruxelles fa sul serio, concessi solo 60 giorni di tempo all’Italia per mettersi in regola
Due mesi di tempo per mettere a posto la situazione. Che Bruxelles vigilasse da tempo sulla condizione dei precari nella scuola italiana era noto, e le ultime trattative del ministero per ottenere maggiore flessibilità in ottica assunzioni andavano in questa direzione. Adesso però arriva una presa di posizione significativa da parte della Commissione Europea che formalizza una procedura d’infrazione contro l’Italia.
Evidente discriminazione
Il presupposto è il solito: il nostro Paese da anni attua una politica di discriminazione nei confronti degli insegnanti precari. Nello specifico, le attenzioni dell’Ue si concentrano sulla mancata progressione stipendiale. I precari non beneficiano dello stesso trattamento e degli stessi diritti dei docenti a tempo determinato, e vengono penalizzati non ottenendo l’anzianità di servizio ai fini della retribuzione.
Per la Commissione europea è arrivato il momento di porre fine a questa discriminazione, che costituisce una violazione della direttiva europea sul lavoro a tempo determinato. Il presupposto dovrebbe essere il principio di non discriminazione tra lavoratori precari e a tempo indeterminato, che in Italia viene disatteso. Il Governo ha adesso sessanta giorni di tempo per rispondere alla lettera di messa in mora e soprattutto dimostrare di voler invertire la rotta.
I prossimi passaggi
Non è più accettabile, secondo Bruxelles, che si perpetri questa discriminazione nei confronti dei precari negando l’anzianità di servizio ai fini stipendiali. Ora l’Italia dovrà rispondere all’Ue assicurando parità di trattamento tra i docenti a tempo determinato e quelli a tempo indeterminato. “L’anzianità di servizio deve essere valutata allo stesso modo per tutti”, è la posizione di Bruxelles. Ora la palla passa al governo italiano, che dovrà dimostrare di voler sanare questa ingiustizia.
Cosa succede se entro due mesi l’Italia non si adegua alle indicazioni europee? La Commissione Europea potrebbe emettere un parere motivato, ulteriore passaggio della procedura d’infrazione. A quel punto si profilerebbe la convocazione davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea che potrebbe infliggere pesanti sanzioni al Governo.