Scuola

Assunzione diretta docenti: responsabilità di comitato di valutazione e presidi, se assumono un incapace ne pagano le conseguenze

Il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli a inizio anno scolastico ha sottolineato quanto sia delicata la situazione del precariato in Italia, alla luce soprattutto dei tre concorsi Pnrr che in modo di fatto consecutivo stanno caratterizzando questo nuovo corso della riforma del reclutamento. Per il presidente, il meccanismo dei concorsi continua a dimostrarsi fallimentare.

Un docente su quattro è precario

Un fallimento che si evidenzia sia analizzando la qualità dei docenti che ottengono una cattedra sia per il precariato e le cattedre scoperte in continuo aumento.

I numeri dicono che ci sono circa 800.000 posti di insegnamento, circa 200.000 posti tra collaboratori scolastici ex bidelli, segretari delle segreterie, direttori delle segreterie, assistenti tecnici. Addirittura 1 milione di appartenenti al personale scolastico ogni anno vanno in pensione. Per questo servirebbe fare un concorso da 304.000 unità tra docenti e non docenti all’anno. In caso contrario si resta indietro.

La fotografia attuale dice che un docente su quattro è precario. Bisognerebbe, secondo il presidente Anp, prendere esempio da Inghilterra, Germania, Olanda, Belgio, Finlandia, Paesi dell’Est che provvedono all’assunzione diretta.

Il meccanismo dell’assunzione

Secondo il presidente dell’associazione nazionale presidi, non si dovrebbe procedere con l’assunzione diretta da parte del preside, ma da parte di un organo collegiale. Una sorta di comitato di valutazione con ruolo centrale nell’assunzione del personale docente.

La proposta prende spunto dal fatto che la conferma in ruolo di chi ha vinto il concorso passa dal parere del comitato, che quindi potrebbe intervenire anche al momento dell’assunzione in modo che il dirigente scolastico si regoli su quello che dicono i docenti.

Secondo Giannelli, è incomprensibile il pregiudizio verso i dirigenti che sarebbero tutti corrotti e despoti. Anche perché, se un preside mette in cattedra un incapace se ne assume la responsabilità di fronte ai colleghi, agli studenti e alle loro famiglie.