Conferma docente di sostegno su richiesta della famiglia: ritiro del provvedimento e trasformazione delle cattedre di sostegno in deroga in posti in organico di diritto, assumendo a tempo indeterminato, la richiesta dei sindacati
E’ ormai entrato a pieno regime con la possibilità nei prossimi mesi di consentire alle famiglie di confermare i docenti di sostegno per i propri figli, o quantomeno di farne richiesta al dirigente scolastico che poi dovrà vagliare la richiesta stessa, ma il provvedimento del ministero continua a far discutere.
Legge retrograda
Non solo i diretti interessati e tutti i docenti che vedono la propria posizione in graduatoria messa a rischio da una precedenza che sarà garantita su richiesta della famiglia, ma anche dei sindacati. Secondo il sindacato Gilda degli Insegnanti si tratta di una legge che “ci fa tornare indietro nel tempo, quando la Renziana legge 107 prevedeva la chiamata diretta”. Sindacato che “si oppose fermamente allora e continua ancora oggi a ritenere che la Scuola non deve sembrare un supermarket, dove la clientela, ovvero le famiglie, sceglie ed elimina i servizi a proprio piacimento”.
Non solo opposizione alla nuova normativa ma anche una controproposta concreta, finalizzata ad assumere in ruolo i docenti per garantire agli studenti continuità didattica.
Assunzione dei docenti di sostegno
“Piuttosto, per come intendiamo noi la Scuola, deve essere un luogo di eccellenza, in cui i docenti di sostegno lavorano a tempo indeterminato e con continuità, così da poter fare davvero la differenza nella vita degli studenti e garantire la loro integrazione.
Per questi motivi la Gilda degli Insegnanti ha lanciato una petizione, per far sì che il provvedimento venga ritirato e si proceda con la necessaria trasformazione delle cattedre di sostegno in deroga in posti in organico di diritto, assumendo i docenti di sostegno a tempo indeterminato.
Firmare la petizione significa fare in modo che i docenti di sostegno abbiano continuità nel lavoro ma attraverso le immissioni in ruolo e non con proclami pubblicitari che sminuiscono l’autorevolezza di una professione fin troppo privata del suo valore” conclude la nota della Gilda.